Primer/promotori d'adesione: guida alla selezione

Lo strumento serve a individuare il primer/promotore idoneo nelle situazioni particolari, le applicazioni su supporti comuni sono trattate nelle scheda tecnica del prodotto alla sezione “Preparazione del supporto di posa”. 

 

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Adesione: questione di feeling

L’adesione di materiali diversi, uno sull’altro, da sempre rappresenta un problema cruciale alla base della chimica dei materiali da costruzione e difficilmente si realizza spontaneamente, cioè senza ausilio di promotori di adesione specifici. Il problema dell’adesione di materiali diversi è complesso, ma sostanzialmente riguarda la “diversità” chimico-fisica dei materiali da accoppiare (natura chimica, proprietà fisiche, proprietà tecnologiche ecc…). Si potrebbe riassumere, con una frase ad effetto, che l’adesione è “questione di feeling” tra i materiali. Materiali molto diversi tra loro difficilmente saranno compatibili all’accoppiamento diretto.

Entrando più nel dettaglio i fattori coinvolti sono di origine costitutiva dei materiali e/o ambientali:

  • natura chimica del rivestimento/materiale già esistente SU CUI FAR ADERIRE il nuovo rivestimento/materiale;
  • natura chimica del rivestimento/materiale DA FAR ADERIRE al vecchio substrato;
  • condizioni ambientali (chimico/fisiche) a cui dovrà operare il sistema accoppiato (temperatura, pressione, sollecitazioni meccaniche, luce, radiazioni ecc…).

Definizione di adesione
Il termine “adesione” indica la forza per unità di superficie da applicare ai due materiali accoppiati per determinarne il distacco completo e netto. In generale l’adesione si ritiene ottima quando il distacco avviene per rottura coesiva interna ad uno dei due materiali accoppiati. Meno buona o addirittura pessima (a seconda della forza che ci vuole per il distacco) se il distacco avviene all’interfaccia, cioè dove i due materiali si incontrano. Il termine “adesione” identifica solo la resistenza alla rottura di un accoppiamento. Essa non identifica come si realizzi questa resistenza. Entrando nel dettaglio, da un punto di vista tecnico, sono coinvolti almeno tre fenomeni limite che in generale si compartecipano in percentuali diverse:

A – adesione chimica;
B – adesione fisica;
C – adesione meccanica.

L’ ”adesione chimica” comporta che tra il substrato e il materiale da accoppiare si realizzino dei veri e propri legami chimici medio-forti (covalenti, ionici o legami a idrogeno). Questi legami chimici attraversano la superficie dell’incollaggio e legano saldamente, punto per punto, le due superfici coinvolte nell’accoppiamento realizzando idealmente un “corpo unico”.

Nel caso di “adesione fisica”, invece, tra il substrato e il materiale da accoppiare non si formano veri e propri legami chimici, ma semplici interazioni deboli attrattive (dette forze di Van Der Waals) che fanno sì che i due materiali non si stacchino uno dall’altro. A scopo rappresentativo, le forze di Van Der Waals potrebbero essere idealmente paragonate ad un “effetto ventosa” che porta un materiale a restare incollato all’altro senza che esistano legami che attraversano l’interfaccia dell’accoppiamento (punto di giunzione). Pur essendo definiti “legami deboli”, ciò non implica necessariamente che l’adesione fisica comporti minore resistenza al distacco dei materiali accoppiati. L’adesione fisica è direttamente proporzionale all’estensione della superficie di contatto tra i materiali.

Nel caso di “adesione meccanica”, i due materiali aderiscono perché uno dei due penetra nelle cavità dell’altro venendone trattenuto. L’adesione meccanica per antonomasia è quella che si verifica nel velcro dove i micro uncini di una delle due parti si agganciano nei fiocchetti dell’altra determinando l’unione. Nel mondo delle costruzioni esempi di adesione meccanica sono l’applicazione di rivestimenti resinosi su superfici preparate a spolvero o l’applicazione di un intonaco su sbruffatura.

Stato dell’arte: i promotori d’adesione
In linea teorica tutti i materiali tra loro danno origine a fenomeni adesivi, ma spesso le resistenze sviluppate sono insufficienti per garantire prestazioni durature nelle condizioni operative previste. Cosa succede in questo caso? Si può intervenire per migliorare la resistenza di un accoppiamento? La risposta è affermativa. Ciò si realizza mediante i PROMOTORI D’ADESIONE, sostanze o preparati capaci di fare da ponte chimico/fisico/meccanico tra i due materiali da una lato aderendo saldamente al supporto già esistente e dall’altro sviluppando “centri di adesione” per la perfetta tenuta del rivestimento/prodotto che verrà applicato in seconda battuta.

La definizione di un pacchetto supporto/promotore d’adesione/materiale da fa aderire è una faccenda complessa e non può essere stabilita a tavolino, ma solo dopo prove sperimentali.

Nord Resine ritiene che in edilizia la questione dell’accoppiamento di materiali sia di importanza prioritaria ed ha quindi da tempo abbracciato l’idea di fornire all’applicatore due strumenti fondamentali per gestire anche le situazioni più compesse:

  • una gamma completa di promotori d’adesione facili da applicare (pronti all’uso, monocomponenti, a rapida maturazione ecc…)
  • una tabella di facile ed immedita consultazione che permetta di decidere quale primer applicare e quale ciclo di preparazione serva per garantire l’adesione. La casistica è vasta e spazia dalla sigillatura di lamiere su tetti o terrazze con BETONSEAL MS 2.0, NORDSIL 2.5, sigillanti poliuretanici ecc.. alla re-impermeabilizzazione con EASY-LAST 90 di terrazze o tetti piani su cui esista già una membrana bituminosa o in PVC plastificato (p-PVC).

NOTA: visto il numero ingente di combinazioni possibili tra materiali (partner di accoppiamento), il lavoro di sperimentazione non può dirsi esaurito.